Inventato a Taiwan negli anni ’80, si tratta di un soft drink a base di tè e/o latte, aromatizzato con sciroppi cui vengono aggiunte perle di tapioca o di gelatina di frutta (da succhiare con un’enorme cannuccia e far esplodere in bocca)
“Un vero fenomeno di massa che da Taiwan si è espanso dapprima in tutta l’Asia, soprattutto Cina, Giappone e Filippine” – spiega Stefano Scaratti, fondatore di Mister Tea a Milano.
Il fenomeno si è sviluppato poi negli anni ’90 negli Stati Uniti, Brasile e Nord Europa e finalmente ora in italia.
“Ci è voluto del tempo da noi, poiché l’Italia è grande esportatrice di alimenti, ma stenta ad accogliere novità dall’estero”. E quindi quella che era nata da noi come una curiosità, relegata soprattutto ai tea bar cinesi, ora comincia a prendere piede stabilmente. Solo a Milano si trova in quasi una decina di punti vendita, una quindicina in tutta Italia.
Nato, pare, a Taichung, nella catena Chun Shui Tang Teahouse di Liu Han-Chieh, il bubble tea deve il suo successo a una donna: la manager Lin Hsiu Hui che un giorno durante una riunione fece scivolare delle palline di tapioca nella bevanda tradizionale dell’isola e la bevve.
Il riscontro fu tale che ben presto nacquero una trentina di locali specializzati.
Poi è stata la volta di Tokyo, dove i bubble bar si moltiplicarono, anche grazie alla passione dei giovani per i manga, di cui la bevanda ricorda i colori un po’ “fumettosi”, Corea del Sud e Cina.
Agli inizi del 2000 gli Stati Uniti lo indicarono come uno dei grandi trend dei consumi per gli anni successivi.
Coloratissimo, dolce e gustoso, da consumarsi sia freddo sia caldo, è stato sdoganato dalle Chinatown nostrane per suscitare l’interesse anche del mondo accademico.
Tanto che persino la Facoltà di Scienze e Tecnologie Alimentari dell’Università degli Studi di Milano si è presa la briga di spiegare il procedimento scientifico di sferificazione che sta alla base delle famose bubbles durante la scorsa edizione della Milano Food City.